Tirocini: violare le regole costa caro, ma nessuno le fa rispettare

December 17, 2019

Il nostro network “Cambiamo le regole sui tirocini” è nato per denunciare l’uso distorto dei tirocini in Sardegna e chiederne una nuova regolazione; un importante strumento formativo per introdurre giovani e disoccupati nel mondo del lavoro è stato trasformato in uno dei tanti strumenti di flessibilizzazione e sfruttamento della forza lavoro al servizio delle imprese, spesso con l’aggravante di aggirare le regole usufruendo del finanziamento pubblico.

Sulla carta i datori di lavoro che abusano dei tirocini devono essere sanzionati e i lavoratori risarciti in base al grado di violazione della normativa posta in essere; nella realtà non è così facile riottenere giustizia. Tutti sappiamo che l’abuso dei tirocini è strutturale ed endemico nel mercato del lavoro sardo, eppure non sentiamo mai di imprese sanzionate, di task force dell’ispettorato del lavoro o di tirocinanti riqualificati come lavoratori subordinati. I tirocinanti non sono sindacalizzati, sono facilmente ricattabili, hanno poche informazioni su come agire nel caso di sfruttamento e soprattutto, possiamo dirlo con certezza, l’ASPAL attraverso la figura del “tutor del soggetto promotore” ignora le segnalazioni dei tirocinanti con una risposta standard che fa più o meno “noi non possiamo farci nulla” ed evita di fare quello che deve fare, cioè andare incontro alle esigenze di giustizia dei tirocinanti segnalando i soggetti ospitanti alle autorità competenti e interrompere i rapporti secondo quello che è lo specifico apparato sanzionatorio regionale.
Ogni volta che veniamo contattati da un tirocinante che ci chiede consigli su come agire per risolvere una situazione ritenuta ingiusta ed esponiamo le possibilità di azione, si viene colti da un senso di rassegnazione intrinseco, quasi a essere certi che tanto non si otterrà giustizia e allora non vale la pena impegnarsi e sprecare risorse, convinzione che si rafforza ogni volta davanti al muro di gomma eretto dall’Aspal.
Eppure se vogliamo che qualcosa cambi, una delle tante cose da fare è superare insieme questi primi ostacoli, far emergere tutte le situazioni di sfruttamento, andare avanti fino alla fine e denunciare pubblicamente e alle autorità competenti chi fa profitto sulla nostra pelle affinché i responsabili vengano puniti e altre lavoratrici e altri lavoratori non vengano sfruttati.

La prima cosa da fare è conoscere; dobbiamo conoscere alcuni aspetti organizzativi fondamentali nonché il diritto sanzionatorio nel rapporto di tirocinio. Questo articolo vuole essere un primo strumento orientativo, per quanto non esaustivo a disposizione dei tirocinanti per conoscere gli strumenti a nostra difesa da far valere davanti all’Aspal e all’Ispettorato del Lavoro e attivarli nelle situazioni di sfruttamento e irregolarità.

La nostra prima fonte sono le Linee Guida regionali che regolano tutta la disciplina dei tirocini in Sardegna. Diamo uno sguardo a tutto ciò che dobbiamo sapere.

All’art.1 troviamo subito due informazioni fondamentali:

a) “il tirocinante non deve svolgere attività in autonomia né di responsabilità né tali che possano arrecare danno a se stesso o ad altri“. Diversamente sarebbe un lavoro, non una esperienza formativa, e per i rapporti di lavoro esistono i contratti appositi ben più tutelanti e remunerativi (si spera);

b) la base del tirocinio è il Piano Formativo Individuale (PFI), un testo allegato alla Convenzione di attivazione del tirocinio, concordato tra l’azienda, il soggetto promotore e il tirocinante e dagli stessi tre soggetti deve essere sottoscritto; è in quel PFI che sono scritti nero su bianco gli obiettivi formativi e le modalità attraverso cui arrivare agli obiettivi da raggiungere.
L’art.7 è ancora più chiaro nel dirci che “i tirocinanti non possono essere utilizzati per attività che non siano coerenti con gli obiettivi formativi del tirocinio ed esplicitati nel progetto formativo“.

Teniamo sempre in considerazione quel documento, ci sarà utile quando dovremo provare che facevamo tutt’altro rispetto a quanto scritto nel Piano.

L’art.4 inoltre ci ricorda che nel PFI deve anche esservi scritta la durata del tirocinio, il numero di ore giornaliere e settimanali che il tirocinante è tenuto ad osservare e che l’orario di tirocinio non deve superare l’80% dell’orario previsto dal contratto collettivo applicato all’interno dell’azienda. Quest’ultimo riferimento percentuale è molto importante se lamenteremo un numero di ore effettivamente lavorate ben superiori a quelle previste.

Sempre l’art.4 prevede che il tirocinio può essere interrotto dall’azienda o dal soggetto promotore in caso di gravi inadempienze da parte di uno dei soggetti coinvolti. Seppur non vengono specificate le “gravi inadempienze”, dal testo possiamo ricavare che un’interruzione unilaterale ad opera dell’azienda in assenza di gravi inadempienze del tirocinante è da considerarsi una violazione delle regole, sebbene non sappiamo quale sia la sanzione da attribuire a questa fattispecie. Ad esempio è il caso di un tirocinante che ci ha contattato per segnalarci che, tra le altre cose, l’azienda ha interrotto il tirocinio dopo che egli ha fatto presente la sua contrarietà alla gestione del tirocinio in contrasto con quanto pattuito nel PFI.

Veniamo ai fondamentali compiti dei soggetti attivi nel tirocinio:

a) il soggetto promotore (in Sardegna il principale S.P. è l’ASPAL ma possono essere anche agenzie formative, università, istituzioni scolastiche, enti e cooperative autorizzate etc.); esso ha il compito di:
– attivare il tirocinio e garantire la regolarità e la qualità dell’esperienza formativa;
– fornire un’informativa preventiva, chiara e trasparente circa la disciplina applicabile al tirocinio, a cui il soggetto ospitante dovrà attenersi;
– individuare un tutor quale responsabile organizzativo del tirocinio;
segnalare al soggetto ospitante l’eventuale mancato rispetto degli obiettivi contenuti nel PFI e delle modalità attuative del tirocinio, nonché ai competenti servizi ispettivi i casi in cui vi siano fondati motivi per ritenere che il tirocinante venga adibito ad attività non previste dal PFI o comunque svolga attività riconducibili ad un rapporto di lavoro

b) il soggetto ospitante, l’azienda in cui si svolge il tirocinio; i suoi compiti sono:
– designare un tutor con funzioni di affiancamento al tirocinante sul luogo di lavoro, individuato tra i propri lavoratori in possesso di competenze professionali adeguate e coerenti con il progetto formativo individuale; in caso di assenza prolungala del tutor, il soggetto ospitante è tenuto a individuare un sostituto dotato di requisiti analoghi a quelli del tutor sostituito e tale variazione deve essere formalmente comunicata al tirocinante e al soggetto promotore;
– garantire nella fase di avvio del tirocinio, un’adeguata informazione e formazione in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro ai sensi degli artt. 36 e 37 del D.Lgs. n. 81/2008;
– garantire, se prevista, la sorveglianza sanitaria ai sensi dell’art. 41 del medesimo decreto
– assicurare la realizzazione del percorso di tirocinio secondo quanto previsto dal progetto.

Veniamo ora alla disciplina sanzionatoria. Essa si struttura su due livelli:
la normativa statale, che vede in primo piano l’azione dell’Ispettorato del Lavoro con la vigilanza circa la corretta qualificazione del rapporto di tirocinio e l’eventuale repressione in caso di falso tirocinio, omissione delle comunicazioni obbligatorie o altre gravi irregolarità;
la normativa regionale, più soft, anzi eccessivamente soft si direbbe, e per lo più con sanzioni di carattere amministrativo (art.15).

Quest’ultima prevede “l’intimazione della cessazione del tirocinio e l’interdizione per 12 mesi rivolta al soggetto promotore e/o a quello ospitante, dall’attivazione di nuovi tirocini” nei casi di violazioni non sanabili; si tratta dei casi in cui non vengono rispettate le condizioni e i limiti previsti (per es. mancanza della convenzione o del PFI, non rispetto della durata massima, del numero di tirocini attivabili etc.). Per le violazioni sanabili sarà invece formulato un invito alla regolarizzazione la cui esecuzione non determinerà sanzioni; si tratta dei casi “di inadempienza dei compiti richiesti ai soggetti promotori e ai soggetti ospitanti e ai rispettivi tutor o di violazioni della convenzione o del piano formativo, quando la durata residua del tirocinio consente di ripristinare le condizioni per il conseguimento degli obiettivi stabiliti” o ancora è il caso di “violazioni della durata massima del tirocinio, quando al momento dell’accertamento non sia ancora superata la durata massima stabilita dalle norme“. Se non si farà seguito all’invito di regolarizzazione “sarà prevista l’intimazione della cessazione del tirocinio e l’interdizione per 12 mesi, rivolta al soggetto promotore e/o a quello ospitante, dall’attivazione di nuovi tirocini” e nei casi di una seconda violazione entro i successivi due anni, l’interdizione avrà una durata di 18 mesi; l’interdizione sale a due anni nei casi di terza violazione sempre svolta entro 24 mesi dalla prima interdizione.
Infine l’art.16 prevede che “in caso di mancato rispetto delle norme in materia di tirocini con conseguente accertamento da parte dei servizi ispettivi, il soggetto ospitante non potrà attivare tirocini per il periodo di un anno dall’accertamento, e sarà tenuto al rimborso delle quote eventualmente corrisposte dalla Regione o dal soggetto promotore“.

Su quella che è l’azione dei servizi ispettivi ci viene invece incontro la circolare numero 8 del 18 Aprile 2018 emanata dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL).
Come anticipato, il principale onere dell’INL è verificare la genuinità del tirocinio: il tirocinante sta svolgendo davvero un percorso formativo oppure in realtà si sta utilizzando il tirocinio per nascondere un vero e proprio rapporto di lavoro e risparmiare sul costo del lavoro? Per accertare ciò gli ispettori devono verificare e raccogliere alcuni elementi a cominciare dalle effettive modalità di svolgimento del tirocinio, verifica che può portare alla sanzione principe per il datore di lavoro che è la riqualificazione del tirocinio in rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato con tutto ciò che ne consegue in termini di versamento dei contributi, pagamento della retribuzione corretta per quanto lavorato e sanzioni accessorie.
La difformità tra quanto scritto nel PFI e l’attività effettivamente svolta, lo svolgimento di un tirocinio per attività che non richiedono un periodo formativo “in quanto attività del tutto elementari e ripetitive“, l’impiego del tirocinante per un numero di ore superiore rispetto a quello indicato nel PFI in modo continuativo e sistematico durante l’arco temporale di svolgimento del rapporto, la corresponsione significativa e non episodica di somme ulteriori rispetto a quanto previsto nel PFI, il tirocinio attivato per sopperire ad esigenze organizzative dell’azienda: questi sono tutti elementi che aiutano a definire irregolare un tirocinio e portare alla conversione del rapporto di tirocinio in rapporto di lavoro a tempo indeterminato.

Siccome non mancano i soggetti che provano a non pagare i tirocinanti è importante ricordare la previsione dell’art. 1 comma 35 della Legge 92/2012 che punisce la mancata corresponsione dell’indennità di tirocinio con una sanzione amministrativa da 1000 a 6000 euro.

Fondamentale infine – non ci stancheremo mai di ripeterlo – è che il tirocinante tenga sempre segnato e raccolto tutto ciò che può provare e attestare richieste di ore in più, lavori extra o altre richieste stravaganti; documenti e fogli con i turni, sms, WhatsApp, registrazioni, foto.
Tutto ciò un giorno potrà essere la prova dello sfruttamento.

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Modifiche solo formali alle Linee Guida regionali

November 29, 2019

Abbiamo finalmente potuto vedere la deliberazione 45/7 che modifica le Linee Guida del Luglio 2018.
Le modifiche sono puramente formali e nella sostanza non viene modificato nulla.
Per completezza:
si integra e amplia la definizione del soggetto in stato di disoccupazione così come da nuova previsione della legge 26/2019 sul reddito di cittadinanza;
si sostituisce il riferimento al “Repertorio regionale delle figure professionali” con quello attuale denominato “Repertorio regionale dei profili di qualificazione”;
si sostituisce il riferimento al “Settore politiche e servizi per il lavoro”, ora eliminato per via della riorganizzazione dell’assessorato al lavoro, con il “competente Servizio dell’Assessorato del Lavoro, Formazione Professionale, Cooperazione e Sicurezza Sociale”.

Le Linee Guida aggiornate e i confronti con le precedenti sono scaricabili nella pagina “Documenti” del blog.

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Sospensione avviso tirocini 2019

September 21, 2019

Non è durato neanche 3 mesi l’Avviso Tirocini 2019 per disoccupati over 30; troppo ghiotta l’occasione per le imprese a cui son stati regalati oltre 2milioni di euro di soldi pubblici per assumere forza lavoro a costo zero e per giunta nel periodo di maggiore intensità lavorativa per quasi tutti i settori produttivi sardi. In questi mesi estivi abbiamo osservato impotenti a offerte e attivazioni di tirocini in tutti i settori anche come banconieri, baristi, addetti alle pulizie, addetti alle vendite, cassieri, camerieri, taglialegna, per non parlare delle richieste di esperienza pregressa…il tutto in pieno contrasto con l’articolo 1 delle Linee Guida regionali e quindi con i principi generali che regolano i tirocini in Sardegna.
Per la giunta regionale sardo-leghista, per l’assessora Alessandra Zedda e per l’ ASPAL – Agenzia Sarda per le Politiche Attive del Lavoro e il suo direttore Temussi tutto questo non solo è normale ma va sostenuto con ancora più forza. E’ già pronta infatti una iniezione di 13 milioni di euro nel mercato del lavoro sardo da ripartire tra il 2019 e il 2022 per rafforzare il Sistema Tirocini.

Non perdiamoci d’animo: prepariamoci a mettere il bastone tra le ruote alla giunta amica degli sfruttatori e nemica dei lavoratori.

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ENNESIMO CASO DI LAVORATRICE SOSTITUITA DA TIROCINANTI. LA SITUAZIONE DEVE CAMBIARE!

September 16, 2019

In questi giorni abbiamo ricevuto la testimonianza di una lavoratrice che svolgeva da un anno l’attività di banconiera con contratto a tempo determinato presso un bar di San Sperate; alla scadenza del contratto semestrale non è arrivato né il rinnovo né la conversione del contratto. Legittima scelta del datore di lavoro dirà qualcuno… Qualche settimana dopo la sorpresa: il bar in questione mette un annuncio dove è alla ricerca di una tirocinante (“di bella presenza” ovviamente) per svolgere esattamente le stesse mansioni che svolgeva la lavoratrice non rinnovata!!
Purtroppo questo non è un caso isolato: è l’ennesima dimostrazione che i tirocini come sono normati e agevolati oggi dalla Regione Sardegna sono uno strumento al servizio delle imprese per sostituire contratti di lavoro regolari con lavoratori a costo zero, per flessibilizzare, sfruttare e rendere sempre più ricattabile la forza lavoro. Un fatto di una gravità inaudita che va esattamente nella direzione opposta rispetto a quelli che dovrebbero essere gli obbiettivi lavoristici di chi governa una comunità.

E’ giunta l’ora di tornare a far sentire la nostra voce, prenderemo carta e penna e scriveremo di nuovo alle istituzioni interessate che vogliamo un cambio di rotta, rivendicando come punto primario il divieto assoluto di attivazione di tirocini per lavori a bassa specializzazione e altre misure restrittive per arginare il fenomeno di spiazzamento dei contratti regolari ad opera dei tirocini.
Chiediamo l’aiuto di tutte e tutti i voi per rinnovare le nostre rivendicazioni e anche le modalità di lotta. Vi chiediamo di scriverci  proposte concrete (e realistiche) da elaborare e proporre per una diversa regolazione dei tirocini regionali.

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La nostra posizione su La Nuova Sardegna

June 27, 2019

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Sui tirocini trionfalismo ingiustificato

June 21, 2019

L’andamento quantitativo dei tirocini in Sardegna coincide con i programmi di finanziamento pubblici alle imprese, per uno strumento che tra l’altro è già a bassissimo costo.

Nel 2017 sono stati attivati 8.418 tirocini con una variazione rispetto all’anno precedente del +59,7% mentre nel 2018 la cifra è rimasta pressoché stabile con 8.343 attivazioni. Un picco storico coinciso con l’avviso pubblico del luglio 2017 e terminato nell’autunno 2018, che ha permesso alle imprese di reclutare per oltre un anno tirocinanti alla modica cifra di 150€ contro i 400€ standard previsti dalle Linee Guida regionali.

Secondo i dati del nostro Osservatorio tra Gennaio e Maggio 2019 l’ASPAL, tramite i suoi Centri per l’Impiego, ha attivato 1.292 tirocini (a questo dato andrebbero aggiunti i tirocini attivati da soggetti promotori diversi da ASPAL autorizzati dalla normativa regionale, dati cui non possiamo accedere, ma essendo l’ASPAL il principale soggetto promotore si rende bene l’idea), una cifra relativamente bassa che riflette il minor utilizzo in assenza di programmi speciali. La continua promozione dei tirocini con costi bassissimi o addirittura a costo zero per le imprese, come è il nuovo bando presentato due giorni fa dall’assessora al lavoro, generano un effetto sostituzione dei contratti regolari in favore dei tirocini formativi, ormai strumento collaudato dalle imprese per utilizzare forza lavoro a bassissimo costo e occultare rapporti di lavoro subordinati veri e propri.

I dati rilasciati dal direttore dell’ASPAL Temussi sul 58% dei tirocini trasformati in rapporti di lavoro, di cui il 40% in contratti a tempo indeterminato, a parte non essere verificabili (la loro pubblicità è stata una delle nostre richieste presentate alla precedente Commissione Lavoro del Consiglio Regionale) e non rendere nota la base numerica non ci dicono nulla sulla qualità dei contratti di lavoro, e letti da una prospettiva diversa ci dicono che solo il 23% dei tirocini si è trasformato in un contratto a tempo indeterminato.

Noi intanto continuiamo la battaglia per cambiare le regole sui tirocini e renderle più stringenti, in un mercato del lavoro che di incentivi fiscali e di strumenti di flessibilità alle imprese ne offre fin troppi.

Se tutta la Commissione Lavoro e la Giunta regionale precedenti hanno innalzato un muro di gomma contro le nostre richieste, promettiamo che anche alla nuova Giunta faremo sentire la nostra voce, a cominciare dalla richiesta di riportare la durata massimo del tirocinio a 6 mesi, di aumentare l’indennità di partecipazione e stabilire un divieto chiaro di attivazione di tirocini per tutta una serie attività lavorative a bassa specializzazione.

La rete “Cambiamo le regole sui tirocini – Sardegna”

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Un’altra testimonianza

June 14, 2019

Pubblichiamo un’altra testimonianza che abbiamo ricevuto in posta dopo il racconto della guida turistica di ieri:

Ciao, vi scrivo in merito all’ultimo post da voi pubblicato, riguardante l’esperienza della guida turistica a cui è stato proposto il contratto part-time. Penso di aver avuto la stessa proposta lavorativa da parte della stessa azienda esterna perché le caratteristiche del lavoro coincidono.
L’unica differenza è che la mia selezione è avvenuta tramite telefono. Dopo aver visto l’annuncio di questo lavoro nella pagina facebook di un mio contatto ho deciso di mandare il mio cv per il lavoro. Qualche giorno dopo sono stato contattato telefonicamente da una ragazza dell’azienda che mi ha chiesto se fossi realmente interessato al lavoro. Avendo io risposto ad un annuncio che parlava solo di receptionist per importante resort ho chiesto ovviamente più informazioni riguardanti il lavoro. La ragazza mi ha saputo dare solo informazioni molto vaghe e mi ha menzionato la vendita di pacchetti turistici etc, ma non mi ha saputo dire nient’altro in merito al lavoro. Dico quindi di essere interessato ad avere più informazioni. Qualche giorno dopo mi chiama un’altra persona dalla stessa azienda, si presenta per nome e mi chiede di dargli del tu. Mi fa un “colloquio telefonico ” in cui mi chiede di parlare un po’ di me, della durata di 3 minuti scarsi, e poi anche lui mi chiede “quindi ti interessa il lavoro?” anche qui io chiedo più informazioni sul lavoro, ma anche questo dipendente mi dà delle informazioni molto vaghe,sia sugli orari di lavoro (“tu devi essere disponibile in ogni momento in cui un cliente ne ha bisogno, anche a pranzo”), sia sulla paga (” sarà sui mille euro al mese”). Io dico anche a lui che potrei essere interessato e che vorrei sapere però di più sul lavoro. Mi congeda dicendomi che mi avrebbe fatto avere una bozza di contratto, con specificate mansioni, stipendio e orari di lavoro, così avrei potuto valutare con calma il lavoro ( mi chiede poi di mandargli alcuni miei documenti per preparare questa bozza di contratto). I giorni passano e vengo contatto nuovamente ,da una terza persona, che mi chiede disponibilità per la settimana successiva, per iniziare il periodo di formazione. Ovviamente resto spiazzato, in primis perché non avevo mai fatto un vero e proprio colloquio con nessuno, e anche perché io non avevo ancora ben chiare le condizioni di un eventuale contratto di lavoro. Faccio presente questo al ragazzo che mi ha contattato e lui inizia a rispondermi di malo modo, dicendomi che loro non hanno tempo da perdere, che il consulente del lavoro sta già preparando il mio contratto, che le condizioni mi erano state già spiegate dalle persone con cui avevo parlato in precedenza (e vengo a scoprire che uno dei due era perfino il capo di questa azienda) e che loro non hanno tempo da perdere formando gente che poi sparisce. Dopo che ho chiesto nuovamente info sul contratto mi viene comunicato che il lavoro consiste in 900 euro al mese pagati tramite ricarica (non so cosa significhi questo), full time e con un giorno libero a settimana. Il tipo di contratto è però quello di un tirocinio 30 ore. Appena rispondo che io cerco un lavoro vero e proprio e non un tirocinio, anche perché ho già esperienza negli hotel e nel campo del ricevimento, vengo bloccato su whatsapp dal responsabile che avrebbe dovuto formarmi, che prima di bloccarmi mi augura gentilmente “Tante care cose”. Questa è stata la mia esperienza, non so se sia la stessa azienda del ragazzo precedente, ma so che questa è una strategia utilizzata da moltissime aziende sarde per sfruttare al massimo le persone e pagarle il meno possibile. Non siamo noi giovani che non vogliamo lavorare, come dicono loro, siamo semplicemente stufi di essere presi in giro ed essere sfruttati.
L’unica cosa che vorrei, dopo anni di sacrifici tra studi universitari e tirocini formativi, è un lavoro, con regolare contratto e con una paga oraria onesta. è per questo motivo che ho deciso che presto me ne andrò via dall’isola, a cercare un’opportunità per il mio futuro, perché è evidente che in Sardegna questa opportunità non esiste per noi giovani.

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Testimonianza di una guida abilitata

June 13, 2019

Pubblichiamo una testimonianza che abbiamo ricevuto in posta da parte di una guida turistica abilitata. Ogni commento è superfluo ma si conferma quella che è la tendenza costante di tante imprese; poi si chiedono perché non trovano lavoratori (a parte che non è vero), forse perché siamo lavoratori e non schiavi? :

Salve, vorrei condividere con voi la mia esperienza riguardo al post con la foto del titolo di giornale sulla ricerca del lavoro. Ho sostenuto un colloquio in una nota località marina del sud-est della Sardegna con una società esterna che si occupa della vendita di escursioni in un resort. La proposta del mio selezionatore era di 800 euro con contratto part-time. Gli orari ovviamente sarebbero stati molto più che un part time!
Al mattino dalle 8.30 alle 11.30 front desk; dopo le 11.30 back office. Attorno alle 12.30 ci sarebbe stata la pausa pranzo, durante la quale avrei avuto la possibilità di pranzare in mezzo agli ospiti del resort in modo da poter promuovere le escursioni anche durante la mia pausa pranzo. Dopo pranzo credo che avrei avuto un’ora di pausa effettiva.. fino alle 14.30, orario in cui riprende l’orario di apertura dello sportello, fino alle 19.30 o 20. Poi cena e poi, a turno con gli altri 2 colleghi, uno di noi 3 sarebbe rimasto ancora operativo in mezzo agli ospiti. Era garantito il giorno libero. Oltre a questi orari di per sé abbastanza estesi, il martedì notte mi si proponeva di accompagnare il gruppo di ospiti all’escursione in notturna a Cagliari “così avrei staccato per una sera dal resort e avrei potuto raccontare qualcosa di Cagliari al gruppo di visitatori” ..in sostanza avrei dovuto fare una visita guidata sulla città.. Dal momento che sono una guida turistica abilitata, il mio selezionatore ha pensato bene di poter approfittare di questo aspetto, trascurando, guardacaso, il tariffario delle visite guidate comunemente messo in pratica in Sardegna.

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Dal report annuale nuove conferme

July 14, 2018

Il report annuale sulle comunicazioni obbligatorie rilasciato questa settimana dal ministero del lavoro parla chiaro. Si è verificato ciò che temevamo succedesse con una regolazione del genere: in Sardegna c’è una tirociniomania, una anomalia del mercato del lavoro.
Se in Italia i tirocini attivati nel 2017 sono aumentati del 15,4% rispetto all’anno precedente, in Sardegna l’aumento è del 60% (secondi solo alla Basilicata)!!! Un aumento dovuto agli enormi finanziamenti della Regione Sardegna, che unito a una regolamentazione dalle maniche larghe e all’approccio soft dell’Ispettorato del Lavoro, permettono alle imprese di estrarre quanto più valore possibile dalla forza lavoro a fronte di una spesa ridicola di 150€ al mese.

Pur nella diversità dei due strumenti, il meccanismo collaudato è simile a quello che si verificava con i voucher: l’utilizzo di uno strumento legale che paradossalmente viene utilizzato per coprire e alimentare lavoro nero anziché contrastarlo. E paradossalmente ai lavoratori andrebbe meglio il lavoro nero: quale cameriere, cosciente del proprio prezzo di mercato (brutta espressione eh), lavorerebbe in piena stagione estiva 30h a settimana per 400/450€ ? Non hai contributi ma baratti in alto il prezzo e hai sempre l’arma di segnalare all’Ispettorato un lavoro in nero. Con il tirocinio non hai contributi, prendi legalmente 450€ lordi al mese e il padrone si potrà fare scudo del tirocinio formalmente attivato per non essere sanzionato!
Noi ribadiamo la necessità di eliminare la possibilità di attivare il tirocinio per lavori a bassa specializzazione e meramente manuali; e innalzare l’indennità minima a 800€ lordi mensili, in modo che il campo dei soggetti ospitanti sia circoscritto alle aziende che vogliono sinceramente investire sulla formazione e sulla professionalità dei loro futuri lavoratori.

TRABALLU! NO TZERACHIA!

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Il punto della situazione

January 18, 2018

Facciamo il punto della situazione.

1) Il 22 Dicembre abbiamo inviato una lettera aperta alle istituzioni regionali competenti; in questa lettera si analizza e si denuncia l’utilizzo distorto dei tirocini, divenuti da strumento di formazione e di inserimento al lavoro, uno strumento in mano alle imprese per abbattere il costo del lavoro e per sfruttare la forza lavoro. Assieme all’analisi abbiamo fatto poche ma precise proposte:
– indennità minima di partecipazione a 800€ contro i 400€ delle Linee Guida del 2013 e i 300€ delle Linee Guida italiane del Maggio 2017;
– durata massima del tirocinio di 6 mesi, compreso di proroga, contro la generalizzazione della durata massima a 12 mesi prevista dalle Linee Guida italiane;
– controlli-filtro sulle offerte di tirocinio, per lo meno in quelle pubblicate nei canali ufficiali della RAS, dove troppo spesso ci sono offerte per lavoro incompatibili con la natura del tirocinio;
– maggiori e genuini controlli degli organi ispettivi nei luoghi di lavoro; maggiori controlli dei soggetti promotori e sui soggetti promotori, troppo spesso complici degli abusi.

Ovviamente le istituzioni cui ci siamo rivolti ci hanno completamente ignorato.

2) Successivamente ci siamo riuniti a Oristano in data 11.01.2018 per discutere della situazione.
L’Assemblea, nel confermare le richieste scritte nella lettera, ha posto in campo altre proposte:
– se la Giunta non dovesse recepire le nostre proposte, dare vita a un TRIPADVISOR dello sfruttamento in cui i tirocinanti sardi possano denunciare pubblicamente le imprese e i datori di lavoro che abusano dei tirocini; le conseguenze sociali e politiche saranno esclusiva responsabilità della Giunta regionale;
– allegare alle Linee Guida un elenco delle attività lavorative e delle mansioni incompatibili a priori con lo strumento del tirocinio;
– riconoscimento del periodo di tirocinio ai fini dei contributi previdenziali figurativi.

3) Il 16 Gennaio 2018 la Giunta regionale ha approvato la Delibera n.2/8 che a sua volta approva IN VIA PROVVISORIA le nuove Linee Guida regionali, cioè l’insieme di regole su cui si baseranno i tirocini dal 2018 ai prossimi anni.
Pur non sapendo per quale oscuro motivo la delibera non sia stata pubblicata sul sito della Regione, abbiamo avuto modo di leggerla in anticipo. Dobbiamo premettere che nel testo a nostra disposizione ci sono delle incongruenze rispetto alla nota stampa rilasciata dalla Regione, per cui è possibile che la delibera sia stata approvata con modifiche “fatte a mano” e che noi non abbiamo. In ogni caso il testo a nostra disposizione ci offre un quadro addirittura peggiorativo rispetto alle linee guida del 2013 con una indennità ferma a 400€ e un aumento del periodo massimo fino a 12 mesi anche del tirocinio formativo e di orientamento, oltre a un comma non proprio chiaro su quello che deve esse l’orario di lavoro del tirocinante in relazione al CCNL del soggetto ospitante.

Queste Linee Guida sono provvisorie perché devono passare alla Commissione Lavoro che deve esprimere il proprio parere. Qui si crea l’unico varco (istituzionale per lo meno, perché la battaglia è solo all’inizio) a nostra disposizione per provare ad incidere sul testo delle Linee Guida prima che diventi definitivo.
Dobbiamo far prendere una posizione pubblica ai membri della Commissione Lavoro.

Deve essere chiaro che questa lotta riguarda tutte e tutti perché è una lotta per la dignità; riguarda chi è tirocinante e chi lo è stato perché una volta finito potrebbe trovarsi a rifarne un altro; riguarda chi non lo è mai stato perché potrebbe ritrovarsi nella situazione di farlo.
Intanto ci diamo appuntamento:
– il 24 e 25 Gennaio al Sardinian Job Day per un volantinaggio informativo
e soprattutto
– il 26 Gennaio per un’assemblea pubblica a Cagliari in via Mandrolisai, 8 alle ore 18

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